Un centinaio di persone si sono radunate nel Santuario della Madonna del Sangue a Re a pochi chilometri dal confine svizzero, nell’incantevole Val Vigezzo. Un pellegrinaggio, presieduto da P. Mauro Giuseppe Lepori – abate generale dei Cistercensi – in un luogo caro al Vescovo Eugenio. Un drappello di circa venti persone hanno percorso a piedi il tragitto da Camedo (confine Italo-Svizzero) fino al Santuario. Tre ore di cammino in amicizia baciati da un splendido sole autunnale.
Per me e per tutti
P. Mauro, durante la S. Messa celebrata alla mattina nel Santuario della Madonna del Sangue, ci ha ricordato che «Maria, ad ogni tappa del suo cammino, ad ogni mistero gioioso, luminoso, doloroso e glorioso del Rosario, ci insegna che ciò che risponde alla nostra domanda e alla sete del nostro cuore, è sempre una risposta per tutti.
Accogliere coscientemente questo “per me e per tutti” della risposta di Dio al nostro desiderio è la maturità cristiana, è la santità. La maturità della preghiera e della vita cristiana è la memoria del “per voi e per tutti” del Sangue versato da Cristo: “Questo è il calice del mio Sangue (…) versato per voi e per tutti per la remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”».
«L’intercessione della Madonna ci ottiene spesso il sollievo delle nostre sofferenze – continua l’abate – molto più frequentemente Maria ci ottiene la grazia di vivere le nostre prove e sofferenze unendole al patire e morire di Cristo per la Redenzione del mondo. È questo che il Vescovo Eugenio ha chiesto e ottenuto dalla Madre di Dio, anche pellegrinando in questo Santuario. È questo che chiedeva alla preghiera del Rosario nella quale amava coinvolgere i suoi amici».
P. Lepori ha concluso l’omelia ricordando un episodio personale con l’amico Vescovo: «Alla fine di uno degli ultimi Rosari che ho pregato con lui, camminando faticosamente avanti e indietro nel corridoio della Curia, all’atto di restituirgli il rosario che mi aveva dato all’inizio, mi disse: “Tienilo pure!”. Forse non ho ancora capito abbastanza che non mi lasciava un oggetto, un ricordo, ma l’eredità di una fedeltà alla preghiera con Maria che dà senso, conforto e fecondità a tutta la nostra vita».
La rinascita dell’Azione Cattolica
Dopo il consueto pranzo in comune, ospitati per l’occasione nella Casa Cuore Immacolato di Maria dei “Silenziosi Operai della Croce”, nel pomeriggio hanno preso la parola per un momento di testimonianze: Carmen Pronini, don Carmelo Andreatta, Manuel Milani e Wilma Mottini. In vista del sinodo 2018 sui giovani, indetto da Papa Francesco, si è voluto approfondire la rinascita dell’Azione Cattolica operata dal Vescovo Eugenio andando all’origine di quell’impeto di rinnovamento.
Carmen ci ha ricordato che fu «al pellegrinaggio ad Einsiedeln del maggio 1988 che Mons. Corecco ebbe quell’intuizione che fece scattare l’idea di una ripresa dell‘A.C. All’uscita del Santuario qualcuno intonò l’inno dell’allora Gioventù Cattolica Ticinese, “Primavera del Ticino”, e fu subito un canto corale.
Mons. Vescovo rimase sorpreso e commosso. Scoprì che l’A.C. era ancora nel cuore di molti. Come del resto aveva già constatato che una larga porzione degli adulti e anziani presenti alle celebrazioni liturgiche domenicali e agli appuntamenti diocesani, si era formata tra le file dell’A.C.».
L’8 ottobre 1989 si concretizzò l’idea del congresso diocesano «che l’ha rilanciata non solo come struttura ma nello spirito delle origini».