Le porte della Facoltà di teologia di Lugano (FTL) sono di nuove aperte. Dopo i primi convegni in presenza, da lunedì 21 settembre ripartono anche i corsi ordinari: un momento atteso in primis dal rettore della FTL, René Roux. Il nuovo anno accademico porterà diverse novità, tra cui la creazione di una cattedra in memoria di mons. Eugenio Corecco, il teologo e canonista ticinese che fu anche vescovo di Lugano.
Professor Roux, quali sensazioni all’inizio dell’anno accademico?
Veniamo da mesi intensi, segnati dalla preoccupazione per la salute degli studenti e dei collaboratori. Abbiamo perfezionato in poco tempo la didattica a distanza, un’esperienza impegnativa ma che ha funzionato bene grazie al lavoro straordinario di docenti e personale. Anche noi ci siamo trovati davanti alla condizione di fragilità dell’uomo, ma abbiamo riscoperto valori essenziali come l’importanza del contatto interpersonale.
Quali soluzioni tecniche saranno attuate per garantire il rispetto delle norme sanitarie?
I prossimi mesi non potranno essere «normali»: i posti in aula saranno limitati e comunque tutte le attività saranno disponibili anche online. Per i corsi più partecipati organizzeremo dei turni tra gli studenti. Abbiamo fatto investimenti sia per consentire di sanificare le aule dopo ogni lezione, che per migliorare le tecnologie di registrazione e condivisione dei contenuti didattici. Il processo di apertura al digitale ha subito una notevole accelerazione.
Tra gli eventi più significativi del nuovo anno, a novembre sarà istituita la Cattedra Corecco in memoria del vescovo Eugenio. Come nasce questa scelta?
C’era il forte desiderio, condiviso anche con la Fondazione Corecco e con tanti amici del vescovo, di onorare il suo ricordo e approfondire alcune intuizioni del suo magistero.
La Cattedra avrà una duplice finalità: servirà ad arricchire lo studio scientifico sul pensiero di monsignor Corecco, sia in ambito ecclesiale che in quello accademico; e svolgerà progetti di rilievo su argomenti di attualità.
La tematica scelta per la presentazione della Cattedra, infatti, sarà quella delle vulnerabilità. La decisione era stata assunta già prima della pandemia, pensando in particolare alla testimonianza del vescovo Eugenio negli anni della malattia. Alla luce del periodo storico che stiamo attraversando, si è rivelata davvero profetica.
L’inaugurazione avverrà il 7 novembre con un ospite eminente: il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin...
Una gioia per tutti noi e una grande sorpresa! Grazie alla coincidenza della sua visita alla Confederazione elvetica, che si svolgerà proprio a inizio novembre nel centenario delle relazioni diplomatiche tra il Vaticano e la Svizzera, il cardinal Parolin ha potuto rispondere positivamente al nostro invito: terrà una lectio magistralis proprio sul tema della vulnerabilità, che è anche un caposaldo nell’insegnamento di Papa Francesco.
Ha citato il Santo Padre: in che modo il suo magistero influisce sul pensiero della Facoltà di teologia di Lugano?
Intanto la visita del cardinale Parolin è a mio avviso segno dell’attenzione della Santa Sede verso le realtà di frontiera, come la nostra. Papa Francesco è un uomo di cultura, un gesuita, che conosce bene il mondo accademico e non ha mancato in questi anni di inviare dei richiami significativi. Rileggo spesso una sua lettera all’Università Cattolica di Buenos Aires in cui esprime un concetto fondamentale:
la teologia non può stare alla finestra a guardare la storia che passa, ma deve dialogare con i vissuti della gente portando il messaggio di Gesù nel mondo di oggi.
È un messaggio che fa riflettere e che ha guidato alcune delle iniziative promosse dalla FTL negli ultimi anni. Siamo consapevoli di non avere la verità in tasca, ma di portare in noi una luce che può guidare la riflessione della società davanti alle sfide del presente.
Tra le nuove iniziative, parte proprio quest’anno la collaborazione con l’università di Antioquia in Siria...
E’ un progetto a cui lavoravamo da tempo, grazie in particolare al supporto della Fondazione Spitzer. Permetterà di svolgere attività in comune e di promuovere scambi e collaborazioni tra studenti e docenti. Siamo vicini a questa regione cruciale del Mediterraneo e cerchiamo di studiarne le dinamiche di confronto tra le religioni, con un’attenzione particolare alle vicende dei cristiani che abitano quelle terre.
Si riparte con tante idee e aspettative: qual è l’auspicio del Rettore per il nuovo anno accademico?
A tutti desidero augurare innanzitutto buona salute, fisica e anche spirituale. Ci vorranno impegno, pazienza e solidarietà reciproca: così potremo vivere ogni situazione che ci aspetta nei prossimi mesi, traendone sempre il meglio per l’intera comunità della Facoltà di teologia.
Gioele Anni