«La vita di Simona è una dedizione di amore a chi ha il coraggio e la grazia di trascorrere qualche tempo con lei, anche solo con la lettura di queste pagine. In esse si è accompagnati a scoprire la folla delle persone alle quali Simona ha voluto e vuole bene, gli spazi meravigliosi visitati, il tempo prezioso condiviso. Tutto questo c’è nel cuore di Simona, il muscolo più forte che lei ha voluto allenare come risposta ad un destino che sembrava ormai la notte più buia. Abbiamo tutti bisogno di avere un piccolo manuale per imparare a vedere la vita. Abbiamo tutti bisogno di un’allenatrice come Simona. Buona lettura!». È con queste parole che don Emanuele Di Marco firma la prefazione al libro-testimonianza, «La mia strada con la sclerosi multipla», di Simona Ariselli Assebou, presentato alcuni giorni fa nella chiesa di S. Carlo a Lugano, con la partecipazione di don Di Marco, fra Martino Dotta e Roberto Albin.
La storia di Simona, nata nel 1968 e cresciuta a Lugano, potrebbe nelle prime pagine del testo non apparire diversa da molte altre: l’adolescenza, le prime esperienze lavorative, la voglia di mettersi in gioco; la scelta, infine, di abbandonare il sogno di essere hostess per essere invece più vicina a chi soffre e, di conseguenza la formazione successiva come infermiera, prima presso l’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio e la Casa anziani Alto Vedeggio di Mezzovico, poi nel settore psichiatrico. Anni di lavoro duro, «ma sempre gratificante: avvicinare persone, capirle, guardare nei loro occhi, sostenerle nella consapevolezza che era più quello che ricevevo da quello che davo», scrive nel libro, ancora profondamente toccata dal ricordo di quegli anni.
Poi però, improvvisi, i primi sintomi della malattia e una diagnosi che non lasciano scampo a dubbi, momento che Simona rivive con molta lucidità: «La croce è divenuta una famigliare compagna di viaggio. A volte più pesante, più dura, più nodosa di altre. Del resto è ovunque la croce. Ha volti differenti e uguali: malattia, incomprensione, disoccupazione, emarginazione, guerra, sterminio, violenza. E tanti altri ancora, quanti sono i volti uguali e diversi degli uomini». È proprio in quei primi anni di malattia che nasce anche suo figlio, un segno di speranza e «un dono bellissimo che oggi, a vent’anni da allora, mi sorride, mi è accanto, mi ama». Si apre a quel punto quella che l’autrice stessa definisce «una strada inattesa ma vera»: mani tese in aiuto che si trasformano in amicizie solide, incontri, ma soprattutto preghiera. Le parole e la testimonianza del vescovo Eugenio Corecco, anche lui in quegli anni malato, la ispirano da vicino. Come altri pellegrini ammalati, partecipa inoltre ai pellegrinaggi diocesani a Lourdes; ogni viaggio è per lei occasione di acquisire un rinnovato sguardo sulla vita: «L’intera esistenza è pellegrinaggio, dentro il cammino del vivere. Effimero, ma illuminato da una certezza: veniamo da un progetto di amore che sfocia nell’eternità dell’Amore, quale risposta al nostro cuore che cerca l’Infinito». Ma perché ora scrivere un libro? La risposta è sussurrata a «tu per tu» con il lettore: «Per donarti coraggio, fiducia, voglia di vivere. Per dirti che la vita va vissuta sempre, nonostante tutto. Per confidarti che come io cerco sempre di farcela, anche tu puoi farcela, appoggiandoti al Signore e confidando nelle persone che ti sono amiche. Le mie non sono parole al vento: oso dirle, perché sono vere. Te le affido come un dono per aiutarti, incoraggiarti, sostenerti».
Il libro di Simona è in vendita nella chiesa di S. Antonio a Lugano. Le offerte raccolte andranno in beneficenza. (LQ)