"Il segreto nella Chiesa cattolica: problematiche e conflitti» è il titolo del convegno promosso domani, 13 maggio dalla Cattedra Corecco della Facoltà di Teologia di Lugano, con la partecipazione di relatori internazionali, ai quali sarà dato il compito di approfondire un tema attualmente oggetto di dibattiti pubblici anche a causa del dramma degli abusi: il segreto confessionale, «tra tutela e diritti della Persona e l’orizzonte del bene comune».
Tra i relatori ritroviamo Astrid Kaptijn, prof.ssa di diritto canonico presso l’università di Friborgo, nonché di recente membro della Commissione abusi della Chiesa francese, ente che lo scorso anno ha portato alla denuncia, di oltre 300’000 casi avvenuti in 70 anni. «Anzitutto – sottolinea la prof.ssa Kaptijn, prima di affrontare lo specifico degli abusi – vanno ben comprese le ragioni teologiche del segreto confessionale. Il sacerdote è solo uno strumento, un tramite nelle mani di Dio, che permette al credente di potersi liberare dei propri “pesi” interiori in tutta libertà. È per questo essenziale garantire che chiunque lo desideri e ne senta la necessità possa in tutta libertà parlare della propria vita, per fare chiarezza su se stesso, per ritrovare nella propria interiorità luce e verità, per cambiare rotta».
Tuttavia, «parlare di peccati che sono anche reati richiede di intavolare una discussione ben precisa». La Chiesa ha per questo già tentato alcune decisive strade: «Identificare il problema è importante, metterlo a tema, come faremo alla Facoltà di teologia, ancora di più. In passato vi è stato chi ha proposto ai sacerdoti di non assolvere il penitente, senza prima avergli fatto promettere di auto-denunciarsi in caso di reati gravi. Oggi si insiste invece sul fatto che la soluzione migliore sia, da parte del confessore, un lavoro di accompagnamento: se c’è la decisione di auto-denunciarsi, incoraggiare la presa di decisione. E vale anche per le vittime: bisogna capire, con tutta la delicatezza del caso, se hanno l’intenzione di denunciare e se vogliono essere accompagnate e accompagnare la denuncia».
Tra i documenti più importanti degli ultimi anni che chiariscono questi aspetti ritroviamo una Nota della penitenzieria apostolica (2019) e, più specificatamente sugli abusi, il vademecum della Congregazione della Dottrina della Fede «su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici» del 2022. Un confronto sul tema condotto con le autorità statali – argomento della tavola rotonda finale del convegno – conclude la prof.ssa, «dovrebbe infine portare non tanto a credere che la soluzione sia abolire il segreto confessionale, quanto a trovare quella che definirei, sulla base di questi elementi, una soluzione “intelligente”, dove alla libertà del credente di confessarsi e all’appoggio del confessore nel guidare processi di guarigione interiore e poi anche di auto-denuncia, si accosti la volontà certa di condurre la lotta agli abusi, definiti dal Papa, più volte, una piaga».
LQ