Era il 28 maggio del 1992 quando, su invito di mons. Corecco, alcune monache clarisse aprirono una comunità a Cademario. Vi proponiamo l'omelia integrale dell'allora vescovo di Lugano, nel giorno dell'Ascensione.
Il giorno dell'Ascensione è cominciata una nuova storia: "Con la forza dello Spirito Santo mi darete testimonianza al cospetto di tutti". Questa non è la storia civile, è la storia della Salvezza. Oggi non siamo qui a porre la prima pietra di un monumento, ma la prima pietra di una storia di persone, della storia della Salvezza. La vera storia del mondo che ci porta verso la definitività, l'unica vera storia del mondo, dell’universo, delle nostre persone.
Una scintilla di quel fuoco di testimonianza di amore per Cristo, che progressivamente è bruciata in tutt'Europa, si è accesa oggi fra noi. Noi dobbiamo prendere coscienza che assistiamo a un fatto importantissimo, anche se piccolo. Quattro piccole suore, che nel mondo contano poco, iniziano un cammino di salvezza per tutti noi. Un monastero è sempre il luogo al quale tutti ricorrono per la propria vita.
Io mi auguro, anzi sono certo, che anche qui a Cademario si ripeterà ciò che avviene in ogni altro monastero, perché la storia della salvezza non si accende mai in nessun luogo inutilmente. Qui altre persone saranno accolte, ascoltate, troveranno conforto, perché la clausura è lo strumento di comunicazione più forte del mondo. La grata, che apparentemente sembra separare, è lo strumento che unisce le persone. Per questo le suore di un convento di clausura diventano sempre la meta di tanti cuori, di tante menti, di tante persone bisognose. La grata avvicina con un'intensità a noi sconosciuta.
Ciò che stupisce non è la decisione presa di andare a vivere dietro la grata, bensì, il fatto più meraviglioso, che delle ragazze della nostra società capiscano come la vita sia una vocazione. Tutti pensiamo di poter gestire la vita come vogliamo noi, come se ci appartenesse e fossimo autorizzati a disporre della nostra esistenza a nostro piacimento. Mentre la vita è il frutto di una chiamata rivoltaci dal Signore personalmente. Non ci ha chiamati nel mucchio, ma con la nostra individualità e questa chiamata è il fondamento della nostra esistenza. Se rispondiamo a questa chiamata saremo salvi, mentre se non daremo risposta a ciò che il Signore voleva da noi, saremo fuori dalla storia della salvezza.
Mons. Eugenio Corecco, il 28 maggio 1992, giorno dell'entrata delle Clarisse a Cademario
Io credo che il fatto più sorprendente, se sì considera ciò che il mondo pensa e come pure noi pensiamo di noi stessi, è che qualcuno fra noi capisca che la vita è una vocazione e che il suo significato nasce dalla risposta che sappiamo dare alla chiamata rivoltaci dal Signore.
Questa testimonianza coincide con quanto Cristo ha detto agli Apostoli il giorno dell'Ascensione, di cui oggi facciamo memoria, perché cominciassero a dare testimonianza del loro amore per Lui a tutto il mondo. Oggi la testimonianza di queste suore, che hanno scelto di vivere come ha desiderato il Signore seguendoLo dietro una grata, è il fatto più importante perché ci scuote, ci toglie dalla sudditanza dell’opinione generale del mondo. Ci fa capire ancora una volta che non sì può essere cristiani se non viviamo la vita, almeno tentativamente, come risposta alla vocazione che il Signore ci ha rivolto. Al di fuori da questa dinamica non è possibile vivere cristianamente, andassimo pure tutte le mattine a Messa.
Qui a Cademario per tutti inizia una storia, un fatto straordinario che ci è stato dato come gesto gratuito di Dio, il cui esito, sarà grande, incommensurabile, al quale possiamo solo credere. Ve ne accorgerete solo progressivamente. La vita dietro una grata, il cui secondo è misurato ogni giorno, senza nessuna pausa oziosa, è intensissima, scandita dalla preghiera in alternanza al lavoro. Questo tipo di vita può essere realizzato solo per amore di Cristo, per aver creduto profondamente alla sua divinità.
Attualmente la fraternità delle Clarisse di Cademario è composta da otto sorelle di voti solenni e una probanda
Un'ultima cosa vi ricordo affinché non pensiate che il monastero sia fatto per il gusto delle persone che vi abitano. In monastero una ragazza ci va solo perché ama l'umanità, ama coloro che stanno fuori, tutti noi. Solo per amore nostro una persona entra a vivere nel monastero, volendo diventare una presenza del Signore sulla terra, affinché non dimentichiamo la nostra vocazione.
Per questo dobbiamo amare le suore, tutte, ma oggi in modo particolare quelle che abbiamo qui con noi. La scelta di questa vita avviene unicamente per amore degli uomini, non per il gusto personale. Se loro hanno scelto questa vita per amore di noi, perché oggi incontrano concretamente noi, qui presenti ad accoglierle, dobbiamo quindi amarle tanto ed aiutarle. (Testo non riletto dall'autore)
In occasione della solennità di Santa Chiara il monastero Santi Francesco e Chiara di Cademario ha festeggiato i 30 anni di presenza nella Diocesi di Lugano. Per l’occasione la Santa Messa di giovedì 11 agosto è stata presieduta, alle ore 17, dal vescovo Valerio Lazzeri. Si può vedere il video sulla pagina di youtube di Caritas Ticino.
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Al monastero delle clarisse di Cademario benedizione del mosaico absidale realizzato da padre Rupnik
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