Gli scritti proposti in questo numero 4 del Bollettino dell’Associazione Amici di Eugenio Corecco ci aiutano a riannodare il filo della memoria. Sono certo che il suo ordito non si è mai spezzato lungo questo anno e, tuttavia, la freschezza e la forza dei documenti che vengono qui pubblicati ne precisano, con nuove figure, la trama.
Su tutti si impone l’intensa intervista a mamma Margherita. Nella letizia e nella serietà di Eugenio bambino si documenta quello spirito di fanciullo che mai gli è venuto meno e che l’ha reso prezioso agli occhi di Dio e agli occhi nostri.
Della stessa natura è il significativo documento del compianto mons. Giuseppe Bonanomi, socio eminente della nostra Associazione, da poco scomparso. Il tratto delicato del suo rapporto col vescovo Eugenio è carico di insegnamento. Potremmo dire che l’amicizia e la collaborazione tra Corecco e Bonanomi rivelano un segreto che accomuna intensamente i due: per essere buoni sacerdoti bisogna essere uomini veri e compiuti. La fede, per il cui dono la vita stessa è vocazione, e l’Ordine sacro, che identifica un preciso stato di vita cristiana, si rivelano nell’esistenza dei due come via alla pienezza dell’umano. Essere cristiani non è qualcosa che si aggiunge dall’esterno alla nostra umanità, ma è la sua completa fioritura, resa possibile dall’incontro con Gesù Cristo vivente.
Come non vedere, allora, nell’esperienza umana del vescovo Eugenio, la centralità del santo Rosario quale via privilegiata per l’approfondirsi di questo incontro, così imponente fin dalla sua prima fanciullezza e, nello stesso tempo, fresca sorgente di tutte le fasi del suo cammino terreno?
La Madonna ha, in un certo senso, contribuito a destare la piena umanità di Gesù. Perché non rivolgerci a Lei, ogni giorno, affinché il suo “tu destante” accompagni l’approfondirsi della nostra autocoscienza di figli? La profondità della preghiera del santo Rosario ci sfugge solo 3 perché siamo superficiali. Pertanto propendiamo a enfatizzare il nostro io come l’attore esclusivo della nostra esistenza. Temiamo la ripetitività e cerchiamo l’effimera novità nel pensare e nel fare cose sempre diverse, ignorando il segreto che sta al cuore della libertà creata. lasciarsi riempire dalla memoria di Cristo mediante 1 aiuto di sua madre. Il santo Rosario è una preghiera ritmata del cuore, che neppure la distrazione riesce ad uccidere. Al contrario - come ci insegnavano i nostri vecchi, intorno al fuoco, da bambini - la sequenza delle Ave Maria riesce sempre a trapassare la nostra svagata lontananza da noi stessi e la Madre ci conduce così, con semplicità, ai piedi del suo santissimo Figlio.
La sezione dedicata agli “Inediti e Varia” è ancora una volta focalizzata intorno alla figura di San Gottardo, mentre la rubrica riferita alla vita dell’Associazione ci consente di continuare ad apprezzarne il valore ridicendocene, ancora una volta, il significato. “Associazione di amici” abbiam voluto chiamarci: la nostra ragion d’essere non è quindi diversa dal nostro quotidiano vivere di fronte a Dio, sapendoci legati nel vincolo di comunione che il Vescovo Eugenio ha saldamente posto tra noi. Che ci si veda tutti i giorni o una volta all’anno, che si abbia un’opera in comune o che ciascuno svolga il proprio compito là dove Dio lo ha posto, questo vincolo di comunione è come un sacramento di quella nuova parentela incominciata sotto la croce tra Gesù, Maria e Giovanni. Essa è giunta, senza soluzione di continuità, fino a noi, in particolare grazie alla persona e all’azione del Vescovo Eugenio. Per questo, dall’altra riva, la Sua compagnia, silente ma tenace, non cessa di reggerci e di correggerci.
Angelo Scola Presidente dell’Associazione Laterano, 9 novembre 2000