Il Bollettino che vi trovate tra le mani - il quinto della serie - è largamente dedicato alle riflessioni compiute dal professor Eugenio Corecco nell’ambito delle domande che il fenomeno migratorio ha posto alla Chiesa, oltre che a tutte le società.
La scelta di questo tema per la sezione “Inediti e varia” è stata dettata dalla concomitanza tra la pubblicazione di questo Bollettino e lo svolgimento del “Congresso intemazionale Per una convivenza tra i popoli - Migrazioni e multiculturalità” (Lugano, 28 febbraio - 2 marzo 2002).
I soci ricorderanno che l’idea di realizzare un congresso internazionale in memoria di Mons. Eugenio Corecco era stata sollevata più volte dal Consiglio direttivo in occasione delle assemblee generali della nostra Associazione. L’ultima di queste, tenutasi il 2 dicembre del 2000, incaricò formalmente il Consiglio direttivo di portare avanti questo progetto, nella consapevolezza che esso rispondeva pienamente agli scopi perseguiti dall’Àssociazione stessa.
Non abbiamo voluto un congresso su Eugenio Corecco e il fenomeno migratorio, benché anche questo aspetto trovi spazio tra i numerosi interventi. Abbiamo preferito invece far nostra la sua posizione umana e la sua preoccupazione culturale per affrontare - ci auguriamo nel modo più esauriente possibile - in prospettiva questo fenomeno, coscienti che esso sembra dover caratterizzare le vicende del mondo nei prossimi decenni. Questa scelta mi pare essere un buon esempio di come l’amicizia che ci lega nella memoria del Vescovo Eugenio sia capace di proiettarci creativamente dentro l’avventura degli uomini.
La sensibilità di Eugenio Corecco per il problema migratorio in genere e per le sue ripercussioni nell’ambito ecclesiale può avere diverse radici.
Anzitutto il fatto che anche la sua famiglia, come quelle di tanti altri ticinesi, è stata direttamente toccata dalla migrazione verso le Americhe. Anzi, il suo stesso nome venne scelto in ricordo del prozio Eugenio Filippi, che era emigrato per qualche anno negli Stati Uniti e che dopo il rientro nel Ticino era stato particolarmente vicino alla famiglia Corecco. 3 Più tardi l’attenzione di Eugenio Corecco verso questo fenomeno crebbe grazie ai frequenti contatti che ebbe a Friburgo con gli ambienti degli immigrati, anche attraverso l’azione sociale svolta soprattutto nella Basse-Ville dagli studenti universitari che gravitavano attorno a lui.
La collaborazione del professor Corecco con l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana (UCEI) fu perciò quasi uno sbocco naturale della sua attività di studioso. Questa collaborazione lo portò anche ad elaborare originali contributi, soprattutto nel dibattito attorno all’incontro, dentro la stessa Chiesa, tra le comunità di accoglienza e le comunità di immigrati. Questo Bollettino viene pubblicato alcune settimane dopo la notizia della nomina del nostro Presidente, S.E. Mons. Angelo Scola, a Patriarca di Venezia, una notizia che penso abbia riempito tutti di gioia e di gratitudine.
Ritengo cosa utile proporre alla vostra lettura alcuni stralci della lettera che Mons. Scola ha inviato al Cardinale Marco Cè, suo immediato predecessore a Venezia, appena appresa la notizia della sua nomina. Vi ritroviamo infatti quello sguardo positivo sulla realtà e quella capacità di valorizzare le persone e l’amicizia nella fede, che vuole anche caratterizzare la nostra Associazione. “(...) Nell’Epifania del Signore brilla inalterato ilfascino dell’umanità piena che Gesù Cristo offre a tutti. Per viverla quotidianamente attraverso i propri affetti ed il proprio lavoro, la libertà di ogni uomo trova nella comunità cristiana un’amiciziafedele.
(...) A tutti e a ciascuno, ai battezzati-praticanti e non praticanti- agli uomini di altre religioni, a quanti si ritengono non credenti, dica che il mio desiderio è quello di testimoniare, insieme ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i laici, in particolare alle famiglie cristiane, che la fede in Cristo “rende liberi davvero” (Gv 8,36). Dica loro che l’attaccamento consapevole alla santa Madre Chiesa spalanca all’incontro rispettoso e costruttivo con tutti e con tutto. Infatti la verità insegnataci da Gesù non teme la differenza: anzi, il cristiano, credendo nel Mistero del Dio Uno e Trino, è ben consapevole che anche sulla differenza si può, con sacrificio, edificare la pace piena ”.
Sac. Patrizio Foletti Vicepresidente dell’Associazione Breganzona, 10 febbraio 2002